L’azienda agricola di Carlo Cracco ha una marcia in più, il segreto dietro l’investimento dello chef

L’azienda agricola di Carlo Cracco: perché ha scelto di investire in questa attività e il suo ingrediente segreto per la sostenibilità 

Carlo Cracco è uno degli chef più famosi non solo in Italia, ma che a livello internazionale. Si tratta in effetti non di un semplice cuoco, ma di un vero e proprio artista ed imprenditore.

Segreto del successo di Carlo Cracco
Ecco il segreto che usa lo chef Carlo Cracco per reinventarsi – InTaste.it

Cracco, in effetti, tratta il cibo come un pittore lavorerebbe con l’arte, tanto che dietro a ogni suo piatto vi è, oltre alla scienza della cucina, una filosofia di vita. Lo chef è noto per aver trattato la sua professione come una estensione della sua identità, sperimentando e comunicando col cibo.

Non sembra, infatti, esserci separazione tra i valori e gli standard che l’uomo porta nelle sue cucine e quelli in cui crede fermamente, a livello personale. Molto probabilmente, questa è la chiave del suo successo.

L’integrità e la capacità di mostrarsi per quello che si è, effettivamente, ripaga, e ha reso Cracco molto apprezzato anche dal suo pubblico. Tra i diversi ristoranti, lo chef possiede anche una grande e fruttuosa azienda agricola. Si chiama Vistamare e si propone come una realtà sostenibile nel cuore della Romagna.

Vistamare: l’azienda agricola di Cracco, acquistata su input della moglie

L’idea, effettivamente, sarebbe partita dalla moglie dello chef, Rosa Fanti. Sarebbe stata lei a portare Carlo ad acquistare l’azienda agricola, sita proprio nel paese d’origine della Fanti, ovvero Sant’Arcangelo di Romagna.

Cracco: il segreto dietro un'azienda agricola di successo
Azienda Agricola Vistamare di Carlo Cracco (fonte @aziendaagricolavistamare/ Instagram)-intaste.it

Il terreno su cui sorge l’azienda è di ben 16 ettari. Insomma, una vera e propria realtà dove sperimentare e creare, in base a quello che regala la terra. Di questa superficie, per di più, 6 ettari sarebbero dedicati ad un grosso frutteto.

Una soluzione che è pienamente in linea con la tradizione del territorio. Qui infatti si raccolgono prevalentemente albicocche, pesche, ciliegie e cachi. In questo scenario incantevole e che sembra essere fuori dal tempo, dalla materia prima vengono creati meravigliosi succhi e addirittura dolci. È il caso del famoso Panciliegia.

L’idea di gestire il tutto nell’ottica della sostenibilità, si traduce in scelte pratiche davvero in linea con questa filosofia. Un esempio è la decisione di produrre la carta per stampare i menu e per il packaging, grazie proprio agli scarti della frutta stessa.

Dalla materia prima, non solo al prodotto finito, ma a tutta una serie di altri prodotti, a volte inimmaginabili. Quella che sembra una parola davvero abusata, come sostenibilità, qui diventa un vero e proprio stile di vita.

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