Quando si parla di vini spesso li sentiamo nominare, ma a cosa servono davvero i solfiti? Vediamo insieme perché vengono aggiunti.
Amate il buon vino? Se volete saperne di più, allora siete finiti nel posto giusto. Affronteremo infatti un argomento che sovente viene ignorato anche da chi si eleva a intenditore di vini. Contenuti praticamente in ogni bottiglia di vino, ne sono una parte fondamentale.
Vi sarà sicuramente capitato di sentirli nominare, magari chiacchierando di vini con gli amici o in una visita a una cantina, spesso ignorando di cosa si stesse effettivamente discutendo. Stiamo parlando proprio dei solfiti, elemento che molto spesso viene utilizzato per “correggere” il vino. Ma di cosa si tratta nello specifico?
Solfiti: ecco perché vengono aggiunti al vino
I solfiti – altro nome per chiamare l’anidride solforosa – sono additivi antiossidanti, e il loro compito è quello di proteggere il vino prevenendo la formazione di batteri, microbi e altri organismi indesiderati all’interno della nostra bevanda preferita. Sono un mezzo di preservazione che, fondamentalmente, funge da disinfettante, e non inficia in alcun modo sugli aromi e sui sapori.
Essendo additivi, essi vengono aggiunti manualmente e ciò richiede una notevole abilità. Ci sono infatti momenti specifici e dosaggi precisi da rispettare per non alterare eccessivamente il prodotto. Ma l’anidride solforosa non viene solo da un’aggiunta esterna. Infatti, la stessa è un sottoprodotto del processo di fermentazione alcolica, e di conseguenza è presente in tutti i vini al termine della fase di vinificazione. Un vino completamente senza solfiti, quindi, non esiste. Possiamo trovare però vini senza l’aggiunta di solfiti, risultato che è possibile ottenere solo se si è prestata una maniacale attenzione a tutti i processi di lavorazione.
Ma questi additivi sono pericolosi per la nostra salute? Tendenzialmente no, ma essendo allergeni, un uso generoso dei suddetti potrebbe causare problemi a persone sensibili. Tipicamente si tratta di mal di testa o mal di stomaco, in casi più gravi però può portare anche a broncospasmi. Il quantitativo giornaliero che il nostro organismo sopporta senza problemi è di 0,7 mg per ogni chilo del nostro peso, e le normative europee hanno infatti imposto un limite massimo di additivi da poter aggiungere al vino (210 mg/l per i bianchi, 150 mg/l per i rossi).
Ovviamente, la vera preoccupazione non dovrebbe derivare tanto da quanti solfiti possiamo “immagazzinare”, ma da quanto vino stiamo consumando. Ricordate quindi di bere responsabilmente e con moderazione, prediligendo una consumazione qualitativa ad una quantitativa.