Controllare le etichette dei prodotti alimentari è doveroso: lo sapevi che la buccia di questo frutto potrebbe essere cancerogena?
La frutta italiana, la frutta di casa nostra, rappresenta un patrimonio di eccellenza, di laboriosità e dedizione, da parte della mano dell’uomo-produttore, che pochi altri Paesi al mondo possono vantare. Territori “forti” di una natura e di una biodiversità uniche nel loro genere, che ci regalano, grazie ad aziende che hanno a cuore la qualità del prodotto e la salute dei consumatori, prodotti della terra che per noi sono un vanto dal valore inestimabile.
Basti pensare soltanto agli agrumeti che si estendono lungo tutta la Sicilia, da costa a costa: il limone Femminiello siracusano da una partem, ad esempio, e l’arancia bionda i Castelvetrano dalla parte opposta. Parliamo, però, di prodotti, che con l’arrivo dell’e-commerce e di quella gastronomia di nicchia, non sono tutti destinati alla grande distribuzione, visto anche il prezzo che, come non mai di questi tempi, di pari passo con i costi di lavorazione e l’elevata qualità, è aumentato.
Più facile trovare un limone sfuso amalfitano, da oltre 150 grammi l’uno, in un circuito come Eataly che in un supermercato. Ciò non toglie che, da una parte, anche i supermercati possano avere ottimi prodotti; dall’altra, però, dovere del consumatore è sempre quello di controllare rigorosamente le etichette, così come del produttore di attenersi alle normative di etichettatura europea.
Un limone argentino lo riconosci e comprendi subito la differenza con un limone di casa: è piccolo, non ha un bell’aspetto come un limone campano o ligure: ma in ogni caso, da mamma sempre coscienziosa, che tiene come non mai alla salute dei suoi cari, sei sempre tenuta a controllare le etichette della frutta, anche per capire la provenienza e le caratteristiche, oltre a possibili particolarità con cui il prodotto è stato trattato.
Scopriamo insieme alcuni punti chiave relativi ai regolamenti Ue del trattamento della buccia della frutta, ricordando che, se sei amante delle zeste dei limoni, in uno spaghetto con le vongole, su un gelato, devi raddoppiare il tuo livello di attenzione, dal momento che non è scontato che le bucce degli agrumi siano sempre edibili.
Deve esistere, da regolamento Ue, una etichettatura chiara e inequivocabile che evidenzi al consumatore la tracciabilità del prodotto e chiarisca gli aspetti appena citati. Se la buccia di un limone non è edibile, per forza di cose, andrà evidenziato per legge.
Il regolamento (UE) n. 1129/2011 è in vigore dal 2011. Tale regolamento vieta il trattamento degli agrumi con alcuni additivi (E230, E231 ed E232), mentre il fungicida e il pesticida tiabendazolo (E233), nonché l’imazalil, che viene spruzzato sulla superficie degli agrumi per prolungarne la conservazione – sono ancora consentiti.
Diversi studi, tra cui alcuni realizzati dall’agenzia statunitense EPA, hanno riscontrato che quest’ultima sostanza è, però, altamente cancerogena. Se la buccia è stata trattata con fungicidi, additivi o conservanti, questo deve essere assolutamente indicato in etichetta e tu, consumatore, non potrai mangiare la buccia.
Spesso tutto questo avviene con prodotti provenienti dall’estero, che compiono viaggi in nave: i lunghi tempi del trasporto obbligano i produttori a trattare le bucce in un certo modo. In questo video di tik tok, fonte @thomasbaruffa, ti chiariamo tutto.
Per legge i produttori devono indicare in etichetta eventuali trattamenti effettuati con cere e altre sostanze. Nel caso in cui l’imazalil sia incluso tra gli additivi utilizzati, la legge prevede l’obbligo di riportare in etichetta l’avvertenza “buccia non commestibile”.