I biscotti della fortuna, conosciuti come cinesi, in realtà hanno un’altra origine. Strano vero? Scopriamo insieme tutta la verità.
I diversi viaggi effettuati in parti del mondo prima sconosciute, le emigrazioni da un Paese all’altro del pianeta e la fusione di diverse culture ci hanno permesso di entrare in contatto con lingua, cibo e cultura di alcuni paesi.
Molte volte però, questo ha portato, soprattutto in ambito culinario, ad unire il cibo originario di una determinata nazione, con ingredienti di un’altra creando dei piatti totalmente diversi da quelli originali. Ciò è capitato anche con i biscotti della fortuna, che in realtà di cinese non hanno proprio nulla. Se andate in Cina e chiedete informazioni al riguardo vi accorgerete che vi guarderanno ignari di tutto e non vi sapranno dare una risposta.
Come mai? Perchè se i biscotti cinesi non appartengono a questa terra, vengono chiamati in questo modo?
Tutti ormai conoscono la cucina cinese, importata in Italia. E di conseguenza tutti conoscono i cosiddetti biscotti della fortuna, che hanno una forma molto simpatica, sono infatti delle cialde lucide e croccanti, ripiegate su se stesse, che contengono al loro interno un bigliettino con una frase fortunata. Ma sapete che in realtà non appartengono alla tradizione culinaria cinese? Ebbene, questo nome gli è stato attribuito per sbaglio. La verità è che hanno origini giapponesi.
Come mai allora vengono chiamati “biscotti cinesi” e non “biscotti giapponesi“? Per conoscere questa risposta dobbiamo viaggiare un po’ indietro nel tempo. L’origine dei biscotti dunque è giapponese e a scoprirlo è stata una studentessa nipponica, Yasuko Nakamachi, che negli anni Ottanta essendo in viaggio negli Stati Uniti mangiò i biscotti che noi conosciamo e quando ritornò nel suo Paese ne vide di simili: stessa forma, stesso colore e stessa consistenza.
Così le domande iniziarono ad aumentare, com’era possibile avere un dolce americano in Giappone? Qual era la vera origine di quest’ultimi? Oggetto di ricerca e soprattutto della sua tesi, fu appunto scoprire l’origine di questi piccoli e croccanti biscottini. Scoprì dunque che alla fine dell’800 due cuochi giapponesi crearono i tsujiura senbei, che sono simili agli attuali biscotti cinesi, ma leggermente più grandi, più morbidi e soprattutto con il bigliettino contenuto all’esterno.
Nonostante ciò la ricercatrice giapponese non riusciva a capire come mai dei biscotti di origine nipponica, avessero un nome completamente diverso e fossero addirittura attribuiti alla cultura cinese, quando di cinese non avevano proprio nulla. La risposta fu molto semplice da trovare: l’immigrazione.
Durante la prima guerra mondiale molti giapponesi e cinesi migrarono in America, portando con loro la propria cultura e la propria cucina. I giapponesi iniziarono a produrre, con l’aiuto di cinesi, i tsujiura senbei, che furono molto apprezzati in America.
Col passar del tempo però i cinesi se ne appropriarono, rivisitandone la ricetta e creando dei piccoli accorgimenti che li avrebbero resi importanti e famosi a livello mondiale. Per questo motivo i biscotti della fortuna, che attualmente conosciamo, sono chiamati “biscotti della fortuna cinesi“.