È certamente la scommessa dell’ultimo periodo, ma l’introduzione del vino dealcolato ha diviso l’opinione pubblica. Su questa iniziativa c’è ancora molta chiusura.
Il pioniere indiscusso di questa iniziativa è certamente Martin Foradori Hofstätter. L’imprenditore, titolare di una delle aziende agricole più importanti del Trentino Alto Adige, ha, già da qualche tempo, proposto il suo vino dealcolato. Il mercato sembra reagire bene, ma, di fronte a lui, c’è un muro compatto che ancora muove forte opposizione.
Il produttore proprietario dell’azienda agricola Foradori, in provincia di Trento, mostra il suo più completo disappunto nei confronti delle rigide regole secondo le quali il suo prodotto non può essere denominato vino.
In Italia, infatti, vige una stretta legislatura secondo la quale un bevanda per essere chiamata vino debba possedere almeno 9 gradi di gradazione. Ed è qui che scatta la polemica. Martin Foradori Hofstätter, infatti, si appella al comune buonsenso portando un esempio tanto semplice quanto chiaro ed esplicativo.
Nel momento in cui in tutti i bar e nelle case d’Italia si può parlare di caffè decaffeinato, non riesce a capacitarsi del motivo per il quale non si possa ugualmente parlare di vino dealcolato.
Il suo prodotto, che comunque riscuote un successo straordinario tra i consumatori, ha ottenuto numerosi riconoscimenti e adesso è pronto per partecipare ai mondiali di Doha, ma in Italia le leggi ancora gli mettono i bastoni tra le ruote.
Di certo c’è che, ad oggi, la comunità europea impone di togliere le etichette alcol free dai sue bottiglie, ma in Italia ancora molti enologi combattono per ostacolare l’avvento di questo prodotto così innovativo.
C’è poi un altro nodo da sciogliere e cioè quello della tenuta dell’alcol residuo dello stabilimento dove viene prodotto il vino dell’azienda. Un problema, questo, che accomuna anche a molte distillerie come anche ai produttori di aceto.
Martin Faradori Hofstätter, intanto, si gode il suo successo sul mercato e può gioire dei grandi risultati portati a casa in questi ultimi mesi. L’imprenditore, racconta di aver esaurito tutte le scorte dei vini più costosi e paradossalmente di non riuscire a raggiungere altrettanto buoni risultati per quelli più commerciali.
Una strada ancora in salita quella di questo produttore che certamente vedrà, negli anni, crescere anche la concorrenza sperando, intanto, di risolvere i problemi burocratici e legislativi che ancora lo legano a stereotipi ormai considerati sorpassati.